Il cuore delle processioni agatine, trasporta il busto reliquiario e lo scrigno con le reliquie e su di esso sono concentrati gli sguardi delle migliaia di devoti.
Il fercolo attuale sostituisce uno più antico in legno, che è forse quello oggi conservato ad Alcara Li Fusi (ME).
Nel 1514 Vincenzo Archifel iniziò la realizzazione di quest’opera monumentale, poi completata da altri argentieri catanesi e messinesi. Si presenta come un tempietto in argento, con colonnine dal capitello corinzio, scene del martirio di Sant’Agata e della traslazione da Costantinopoli sullo zoccolo ed in alto le statue dei dodici apostoli.
Uscito indenne dal grande terremoto del 1693, subì invece gravi danni nel 1890/1891 a causa di alcuni furti che resero necessario il rifacimento di molte parti, ma soprattutto a seguito dei bombardamenti del 1943 che ne causarono la distruzione quasi totale. Nei primi anni del dopoguerra, mentre gli argentieri catanesi si davano da fare alla sua ricostruzione, Sant’Agata fu portata in processione usando il fercolo di San Mauro di Acicastello.
Durante la festa sul fercolo trovano posto un sacerdote e il maestro del fercolo o capovara, a cui spetta la responsabilità di decidere i tempi della processione, comunicando con le maniglie del cordone e con gli operai che si trovano sotto per gestire l’impianto frenante. Il fercolo non ha infatti alcun motore, ma avanza su cingoli, trainato dai devoti per mezzo di lunghi cordoni.