Monastero dei Benedettini
Il Monastero di San Nicolò l’Arena è un imponente complesso ecclesiastico del centro storico di Catania che comprende anche la chiesa omonima. Il suo nome è legato alla devozione a San Nicola di Bari ed è anche un richiamo al termine dialettale “Rena” con il quale si intende la fine sabbia vulcanica di color rossastro ampiamente presente nel territorio di Nicolosi, luogo in cui fu fondato il primo monastero dell’ordine nella seconda metà del XII secolo come ricovero per i monaci infermi dei monasteri vicini.
Nel XVI secolo le minacce di eruzione dell’ Etna, la forte presenza di brigantaggio e il clima rigido legate al territorio di Nicolosi, furono le ragioni principali che spinsero i monaci a trasferirsi a chiedere al senato cittadino di poter edificare all’interno delle mura della città. Ottenuto il permesso, i lavori di costruzione iniziarono nel 1558 alla presenza del vicerè di Sicilia mentre nel 1578 fu occupato, ancora incompleto, e cominciò anche la costruzione della chiesa.
Per tutto il corso del XVII secolo l’aumentare delle ricchezze della congregazione rese possibile l’aggiunta di elementi sempre più fastosi al monastero e alla chiesa, come il chiostro con colonne marmoree del 1608. Tuttavia non mancarono i disagi: l’eruzione del 1669 arrivò a lambire le mura del cenobio danneggiandole e la chiesa venne quasi totalmente distrutta. Solo nel 1687 cominciarono i lavori di ricostruzione, nuovamente interrotti dal devastante terremoto del 1693 che provocò il crollo del convento e la morte di quasi tutti i suoi occupanti (solo tre rimasero in vita) mentre le strutture ancora in costruzione della chiesa furono risparmiate anche i lavori rimasero bloccati per circa vent’anni.
Il secolo successivo segnò una notevole ripresa: la struttura originale venne largamente ampliata dai lavori iniziati da G.B. Vaccarini e conclusi da Francesco Battaglia, fra i quali un secondo chiostro aggiunto accanto all’originale, altri due previsti come chiusura della struttura a nord e l’applicazione gli intagli in pietra nei prospetti principali. Durante tutto il secolo vennero abbelliti gli interni sia del monastero che della chiesa con aggiunta di marmi pregiati, affreschi nelle cappelle e varie collezioni di opere d’arte, archeologiche, naturalistiche e scientifiche che contribuirono alla fama del monastero in tutta Europa.
Nel 1840 furono completati gli ultimi lavori ai chiostri e interventi architettonici affidati a Mario Musumeci e nel 1867 avvenne il passaggio dall’ abate Dusmet al demanio pubblico in seguito alle leggi di soppressione delle corporazioni religiose. Durante gli anni il monastero venne frazionato più volte e adibito a gli usi più disparati, fra cui caserme, scuole e istituti tecnici, osservatorio astrofisico, museo civico (poi trasferito al castello Ursino) e persino sede della Biblioteca Civica di Catania (oggi biblioteche riunite Ursino e Recupero) originata da quella benedettina mentre oggi è sede del dipartimento di scienze umanistiche dell’ università di Catania. Definito patrimonio dell’umanità UNESCO con la superficie occupata di 210 x 130 m, è il secondo monastero benedettino in Europa per estensione superato solo da quello di Mafra in Portogallo e comprende anche una vastissima area interrata, dove si trova attualmente la biblioteca universitaria, e dove è possibile ammirare i mosaici e affreschi di una domus romana risalente al II secolo.
Oltre alla bellezza dei sopracitati chiostri e dei giardini, entrando nella struttura non si può restare indifferenti percorrendo i gradini dello scalone monumentale in stile neoclassico, che da la sensazione di star accedendo a un palazzo reale o una reggia piuttosto che a un monastero.